Che rapporto avete con la spiritualità?
E con il corpo?
Che vi sembra dell’accostamento tra i due?
Nel 1990 Alexander Lowen ci ha dedicato un libro, il suo testamento – è il caso di dirlo – spirituale, pubblicato in Italia l’anno successivo da Astrolabio.
Per capire meglio di cosa stiamo parlando un buon aiuto ci viene da un Dizionario, il De Mauro, che si trova on line:
spiritualità
spi|ri|tu|a|li|tà
s.f.inv.
sec. XIV; dal lat. spiritualitāte(m), v. anche spirituale.CO
1. l’essere spirituale; essenza, natura spirituale; carattere spirituale
2a. particolare sensibilità, profonda adesione ai valori spirituali: uomo di grande spiritualitàcorpo
còr|po
s.m.
av. 1266; lat. cŏrpus.2a. FO parte fisica e materiale che costituisce la struttura dell’essere umano e degli animali; costituzione: il corpo umano, avere cura del corpo; avere un bel corpo, un corpo sgraziato; il gatto ha un corpo agile | la parte puramente carnale dell’essere umano in opposizione alla parte spirituale: i piaceri del corpo |
La spiritualità sarebbe la “sensibilità a valori” appartenenti a una “realtà immateriale, per lo più concepita come superiore o trascendente” [Fonte: Dizionario Devoto – Oli].
Due parole – ‘spiritualità’ e ‘corpo’ – relative a due realtà o perlomeno a due ambiti, quindi, tradizionalmente considerati distinti. È lo stesso Lowen a farlo notare, quando scrive che nella Bibbia si racconta che prima di mangiare il frutto proibito dell’albero della conoscenza l’uomo viveva nel Giardino dell’Eden.
Era innocente e assaporava la gioia di vivere ‘in stato di grazia’. Con la conoscenza del bene e del male l’uomo assunse anche la responsabilità di scegliere e perse l’innocenza. Andò distrutta l’armonia fra l’uomo e Dio, fra l’uomo e la natura. Ma anche tra corpo e spirito.
Lowen ripropone la distinzione dello scrittore Aldous Huxley tra tre forme di grazia: animale, umana e spirituale.
La grazia dei movimenti degli animali è quella che osserviamo nei giochi degli scoiattoli sugli alberi o nello sfrecciare delle rondini. Noi uomini possiamo giungere alla grazia animale solo quando non ostacoliamo “il funzionamento della nostra innata intelligenza animale”. Diversamente dagli animali, all’uomo viene chiesto di compiere scelte deliberate fra il bene e il male: ha perso la grazia legata al sentimento, in mancanza del quale i suoi movimenti diventano meccanici e le idee astrazioni.
Quando mente e corpo sono separati la spiritualità diventa un fenomeno intellettuale — una fede anziché una forza vitale — mentre il corpo diventa semplice carne, o un laboratorio biochimico, come nella medicina moderna.
Secondo Lowen possiamo superare questa scissione dell’unità dell’uomo soltanto restituendo la psiche al corpo, dove in origine si collocava. Il primo significato di psiche era: “il principio vitale che attiva le fonti interiori dell’azione e dello sviluppo”. Solo in seguito il termine designò “l’essere spirituale distinto dal corpo”. Il nesso della psiche con il corpo traspare anche dalla sua etimologia: psychein significava originariamente ‘respirare’.
Questa descrizione di come mente e corpo si sono allontanati mi ha fatto pensare alle palafitte, uno delle prime forme di insediamento umano: secondo alcuni hanno permesso all’uomo di vivere sollevato dal rischio di inondazioni e di allontanarsi dai pericoli degli attacchi di bestie feroci. Forse la separazione tra mente e corpo ha avuto vantaggi analoghi: ci siamo sollevati dai bisogni che ci fanno partecipi del mondo animale, ma così facendo ci siamo staccati dalla vita.
Vi sentite malincolici anche quando tutto va per il verso giusto? Avete raggiunto alcuni obiettivi che vi eravate prefissati, ma invece che essere soddisfatti vi affrettate a prospettarvene di nuovi e diversi? Secondo me questi sono alcuni dei segnali che fanno capire che siamo staccati dalla vita, dalla ‘grazia’ del corpo.
Lowen per parlare della ‘grazia’ parte dal dolore. Il dolore ci isola e ci separa dagli altri. Il contrario del dolore, che possiamo definire grazia o gioia o salute comporta la sensazione di un legame con un ordine superiore.
È uno stato in cui avvertiamo un’affinità con ogni creatura vivente e riconosciamo il nostro legame con il mondo.
La vera grazia è un dono di natura. Quando la si perde, la si ricupera soltanto a patto di ristabilire la spiritualità del corpo. La si è persa perché il corpo ‘naturale’ – quello in cui sensibilità e pensiero si integrano in azioni e movimenti aggraziati – è andato perduto. La grazia è uno stato di pienezza, di legame con la vita e con il divino. E anche uno stato di salute, uno “stare bene”.
Battei la home run al primo lancio. Fu un’esperienza mistica. Non avevo cercato di controllare la rotazione della mazza e l’unica spiegazione che mi riuscì di dare fu che ero talmente in armonia con la situazione che non potevo sbagliare la battuta.
La chiave della grazia sta nel reimparare a lasciar libero il corpo di muoversi per conto proprio, come racconta Lowen in questo episodio che ha vissuto durante una partita di baseball. La chiave della grazia spirituale, secondo Lowen, ha a che fare con l’arrendersi, l’arrendersi al corpo.
Per essere amati bisogna essere capaci d’amare: ossia essere umili, protendersi verso gli altri, aprire il cuore, essere vulnerabili.
Musica: Mahler, Sinfonia n. 5, Adagietto